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Il cosmo interiore

Ananya Sri Ram – Stati Uniti

Medley ASR 2

Il Telescopio James Webb: “Guardare indietro nel passato”. 

“Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”.

                                                                                                               ---Antoine de Saint-Exupéry

Le immagini del telescopio Webb pubblicate nel luglio di quest’anno dalla NASA non si possono descrivere a parole. Nonostante numerosi giornalisti abbiano cercato di spiegare questo impareggiabile senso di connessione, l’effettivo sentimento non può essere verbalizzato. Esso rievoca il personaggio di ET, nel film di fantascienza di Steven Spielberg, che indicava il cielo per designare “casa”. Non si tratta solo del fatto che siamo costituiti di sostanza stellare, è quasi come se le cellule dei nostri corpi riconoscessero qualcosa di tanto familiare alla parte più profonda del nostro essere. Forse è la nostra anima che riconosce la Superanima o Origine nell’incontro con l’Origine stessa.

Quel che c’è di così suggestivo riguardo a queste immagini è che stiamo guardando indietro nel tempo, a prima ancora che di esso vi fosse concezione. Le immagini si riferiscono a miliardi di anni luce fa. Per vederle come sono oggi dovremmo attendere altri 13 miliardi di anni. In altre parole, stiamo vedendo un periodo di esistenza durante il quale noi, pianeta Terra e quanto ivi implicato, non esistevamo. L’esperienza ci rende oltremodo umili.

Tale esperienza richiama alla mente la domanda: cosa siamo esattamente? E stiamo davvero realizzando quello per cui siamo qui? Sotto molti aspetti sembra che l’umanità abbia perso la direzione. Osservando le immagini dello spazio profondo che, attualmente, ospita milioni di universi ma nessun’altra forma di vita con il nostro cosiddetto corredo chimico senziente, possiamo comprendere quanto sia straordinaria la vita su questo pianeta. Perfino nella nostra galassia ci sono migliaia di pianeti ma non ne è stato finora trovato nessuno come il nostro. Come totalità planetaria, l’abbiamo dimenticato. Nonostante le immagini che mostrano l’immensa bellezza e impermanenza di tutta la vita, cosmica o planetaria che sia, sembra che non riusciamo a comprendere quanto incredibilmente unico sia il fatto che esistiamo. Può essere impertinente da chiedere, ma come possiamo non credere in un’intelligenza divina, con questa consapevolezza? E com’è possibile che abbiamo voltato le spalle a tale straordinaria meraviglia?

Una giornalista ha affermato che osservare quelle immagini è stata un’esperienza spirituale. Immediatamente un collega ha dichiarato che lei era “andata troppo oltre”, nel suo articolo. Come osava introdurre un concetto come “dio” nel suo scritto, se riguardava il campo scientifico? Nel frattempo, mentre discutiamo sul come dovremmo esprimerci osservando queste immagini, l’intelligenza della vita, che crea e distrugge universi, semplicemente continua a fare quello che la sua natura innata l’ha designata a compiere. La costante battaglia per correggere o impedire a una forma di vita di fare quello che è nella sua natura è prerogativa esclusivamente umana. La danza della nascita, l’esistenza, e la definitiva scomparsa hanno avuto luogo, nei cieli, ben prima che questo pianeta, l’umanità, o perfino il nostro universo siano esistiti. Sembra davvero un peccato che non tutti comprendano l’immensità delle immagini che il telescopio Webb sta catturando, mentre nel nostro piccolo, minuscolo mondo di otto miliardi di persone e oltre restiamo impigliati nelle parole cui facciamo ricorso per cercare di descrivere l’indescrivibile.

Forse possiamo usare le immagini del telescopio Webb per imparare cose davvero basilari, ma importanti, riguardo la nostra vita qui sul pianeta Terra, cose che tendiamo a dare per scontate. Una è che seppure siamo convinti di essere le creature più potenti sul pianeta, questo è veramente molto piccolo e ancora molto giovane e ciò significa che anche noi siamo molto piccoli e molto giovani. L’umanità è appena nata, se la compariamo con la vetustà dell’universo.

Un altro insegnamento che dovremmo cercare di tenere a mente è che l’intelletto è un’arma a doppio taglio. Essere testimoni dell’interazione del cosmo è un privilegio. L’intelligenza degli esseri umani nel comprendere esattamente come creare un telescopio che possa essere inviato nello spazio è fenomenale. Le immagini viste ci hanno fatto conoscere informazioni che una volta potevamo solo sognare. Eppure l’intelligenza-saggezza aveva bisogno di comprendere le implicazioni di tutto ciò, e il vedere oltre la forma fisica tende a essere una lacuna, nel mondo della scienza. La danza della vita, che ci viene mostrata grazie al telescopio non è solo nuvole di gas e polvere, ma una coscienza che racchiude in sé atomi e altre forme di vita non percepibili che si trovano anche dentro ai nostri corpi. Siamo progenie dell’Antichità.

Detto questo, dobbiamo pensare alle implicazioni quando, nel nome della scienza, decidiamo di ostacolare il corso di un asteroide o di compiere qualsiasi altro esperimento nello spazio in nome della conoscenza. Vediamo gli effetti di questo modo di fare, sul nostro pianeta, quando “giochiamo” con un qualche sistema progettato dalla natura. Poco sappiamo delle conseguenze che possono verificarsi quando decidiamo di “sperimentare” in un ambito molto più vasto. Sembra che dimentichiamo la saggezza del “Come in alto, così in basso; come dentro, così fuori”.

La possibilità di avere un’immagine del modello con cui nascono, maturano e definitivamente scompaiono le stelle, ci ricorda la nostra caducità e lo schema che segue tutta la vita. Proprio come accade nel mondo naturale sulla Terra, gli agglomerati di stelle creano un piccolo vivaio di nuova vita ma, alla fine, il cambiamento nella loro formazione causa dei mutamenti nei loro “fratelli”. Alcuni rimangono, altri no. Questa è una lezione davvero importante, per noi, da imparare. Non siamo diversi dal mondo naturale. Eppure, sentiamo di poter controllare ciò che è possibile evitare. Davanti a noi vi sono immagini lontane miliardi di anni luce dove la vita sta compiendo il suo corso, ma rifiutiamo di accettare che siamo qualcosa di più della nostra personalità, più di questa forma fisica, più di quei ricordi che ci sono così cari. Vogliamo che tutto questo continui, ignorando che la natura è un flusso e che segue cicli e modelli. Poiché tutto ciò che ci è caro è parte della natura, non è immune da tali forze.

La bellezza di ciò è che gli umani, finora una specie rara, sono una forma di vita che è parte di una vasta unità. Siamo una parte molto piccola di qualcosa di così straordinario, così cosmico, che stiamo solo iniziando a comprendere di cosa siamo parte. Dobbiamo considerare tutto ciò da una prospettiva molto più profonda di quella della nostra mente quotidiana, lasciando andare le nostre meschine preferenze e avversioni, i nostri giudizi e opinioni. Questo significa così poco, quando constatiamo quanto è più vasto il luogo da cui effettivamente proveniamo.

Le registrazioni e le immagini sono ora online. Quel che emerge più di ogni altra cosa è il profondo silenzio dello spazio. In tale profondo silenzio c’è tanta attività, proprio come quella che vediamo sul nostro pianeta. Il messaggio del mondo naturale non può essere più chiaro. Il silenzio esiste per una ragione. È nel silenzio dei nostri corpi che ci connettiamo a qualcosa di più grande della scatola della nostra attività mentale. È qui che possiamo riflettere sulla nostra vera natura, trovare il nostro vero senso di “casa” e connetterci con la vera natura. Il cosmo che ci sovrasta è dentro di noi.

Link to Eenglish version:

https://www.theosophyforward.com/mixed-bag/medley/3189-the-cosmos-within-2