Per la serie: La nostra Unità: La nostra unità teosofica

Janet Lee – Regno Unito

“La colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo subalterni” (Cassio: atto I, scena II), Giulio Cesare, tragedia shakespeariana).

L’opera romana di Shakespeare parla di uguaglianza, equilibrio politico e fratellanza, e dei grandi problemi e conflitti che sorgono quando qualcuno si arroga una superiorità morale ed effettiva sugli altri e quando ciascuno di noi afferma a gran voce di essere buono e senza macchia! Al contrario, H.P.B. appare come una donna che comprese molto bene se stessa, che era particolarmente consapevole dei propri difetti e debolezze, e a suo modo molto integrata: in ciò stavano la sua forza e la sua autorità. Ella era unica e autentica e conosceva le proprie manchevolezze. Come in alto, così in basso, come all’interno, così all’esterno. Quali Teosofi non possiamo sperare di essere uniti gli uni agli altri, in una fratellanza universale, se ciascuno di noi non sa trovare dentro di sé quella unità interiore.

Avere una personalità integrata, essere interiormente uno, significa riconoscere i propri limiti ed errori e, se serve, riconoscerli pubblicamente, per smuovere le cose, così da lasciarcele alle spalle. Io non ho sempre ragione e ho bisogno di essere pienamente cosciente di quando sbaglio. Riconoscere quando mi comporto male (pur sforzandomi di fare di meglio, in futuro) o quando contribuisco a sollevare polemiche o a innescare conflitti è importante, perché lo ritengo necessario per progredire. Come psicoterapeuta incoraggio i miei pazienti a superare la soglia e guardare in faccia la loro parte oscura: così facendo troveranno la chiave per la guarigione emotiva, spirituale e psichica. “Conosci te stesso” (e incoraggia gli altri a fare altrettanto).

Tutti i tipi di unità, di qualsiasi genere, devono necessariamente iniziare dentro di noi. Il desiderio di unità nasce nel nostro cuore dopo che la separazione dal tutto, dalla madre cui apparteniamo e che ci tiene in grembo, dalla famiglia che ci protegge, determina panico e ansia. Le disgregazioni provocate dalla separazione - dentro di noi e più ampiamente nel movimento teosofico e nella società – possono essere sanate solo se non ne dissimuliamo la gravità, ma piuttosto le esaminiamo e le riconosciamo come nostre parti oscure.

Da ultimo, un’idea per questo pezzo molto breve è stata quella di chiedere ai teosofi miei amici di contribuire con una citazione o un’affermazione, come in un collage, così che quell’insieme dimostrasse la nostra unità. Invece ho finito per chiedere solo al mio amico Edward Archer che è arrivato con questa poesia:

* “Di tua arroganza, forse, sei pago,
ma giace nel pianto lo ‘Splendore Recluso ’.
Forse, ‘sai tutto’, e stai bene,
ma, ahimè è la via per l’inferno!
Umili aspiranti voglion i Maestri,
non chi s’aggrappa a rigidi credo.
Vedi, di noi tutti Verità è più grande
E, divisi in sua cerca, falliamo!
E sia dunque il mantra, che abbiam noi eletto:
‘Quasi esser pii è l’essere uniti’ ”.

* Dalla poesia “Paracelso” di Robert Browning, citata anche in Questions We All Ask, di G. de Purucker (1931). Sia la poesia che la conferenza meritano una lettura e possono essere trovate, in inglese, all’indirizzo: http://www.theosociety.org/pasadena/qwaa/qwaa2-31.htm

Link to English version:
http://www.theosophyforward.com/our-unity-series-our-theosophical-unity