Jan Nicolaas Kind – Brasile
Il primo numero del Theosophy Forward è uscito nel febbraio-marzo 2009 e fin da allora vi sono state pubblicate molte centinaia di articoli. Il periodo successivo alle prime edizioni, ormai nove anni fa circa, non è stato dei più tranquilli. La ST Adyar era appena passata attraverso una tempestosa elezione del Presidente Internazionale e, tra i membri del comitato, c’erano molta ostilità, incomprensioni, caos e diffidenza. Vidi rompersi amicizie che duravano da anni, a causa di tutto quel subbuglio. Mia sola intenzione, con la rivista, era di portare un po’ di luce in quell’apparente oscurità. Non avevo esperienza alcuna nella gestione di un periodico in versione elettronica, pertanto dovetti imparare molto velocemente. In quei primi giorni mio fratello Hans, in Olanda, mi aiutava ospitando il sito e John Algeo, negli Stati Uniti, era quello che, nel suo modo peculiare, mi insegnò come fare la revisione dei testi, come scrivere e tenere il passo con il compito di direttore. Un grande sostegno e un eccellente collaboratore dei primi anni, che qui va senz’altro menzionato, è stato Anton Rozman dalla Slovenia che, per un certo periodo di tempo, ha prodotto per il Theosophy Forward dei meravigliosi e-book. Queste gemme si possono ancora reperire negli archivi del TF. Sfortunatamente Anton ha dovuto smettere di collaborare con noi nel 2014.
Inoltre in quei primi anni, per ragioni sconosciute, alcuni, all’improvviso, misero seriamente in dubbio la mia integrità. Si chiesero, per prima cosa, perché avevo iniziato a pubblicare la rivista. Forse tutto ciò era il risultato di quanto in quei tempi stava accadendo nella terra dei Teosofi di Adyar. Ricordo vivamente, durante il Congresso Mondiale di Roma nel 2010, alcuni dei miei fratelli Teosofi, che conoscevo da anni, dirmi durante il pranzo che con il Theosophy Forward volevo competere con The Theosophist, il periodico del Presidente Internazionale. Tale semplice indicazione – che in realtà era piuttosto un’accusa, e che ancora adesso non so da dove provenisse – era talmente assurda che feci un grande sforzo per spiegare loro che si stavano assolutamente sbagliando. Dopotutto, come può qualcuno o qualcosa competere con The Theosophist, la rivista fondata da H.P.B. stessa e che pertanto giustamente viene considerata un’istituzione? Per farla breve, per quanto ci abbia provato fortemente, non riuscii a convincerli e pertanto li lasciai dicendo: “Okay, se questo è ciò che pensate, che così sia!”. Questo prova che una volta che un’idea o un pettegolezzo è stato diffuso, vero o falso che sia, sarà quasi impossibile restituire il racconto alla verità. Che peccato! La verità è che lavoro a stretto contatto con il direttore del Theosophist e che spesso ci aiutiamo l’un l’altro nella ricerca di articoli adatti, nell’interpellare possibili autori, oltre a tenere gli occhi sempre ben aperti sulla loro reperibilità.
Questo editoriale del secondo trimestre non è inteso come una panoramica storica sul TF fin dal suo inizio, ma desidera informare tutti i lettori, in tutto il mondo, che questa rivista in formato elettronico beneficia del lavoro di un favoloso dream team di 19 (!) volontari. Ci sonodirettori, curatori, collaboratori regolari, traduttori e tecnici. Quando per esempio un articolo, una volta corretto, è pronto per la pubblicazione sul sito web del TF, che utilizza il modello Joomla, i tecnici entrano in azione. E questo è un lavoro piuttosto cospicuo, se si pensa che ogni numero presenta una settantina di articoli (!) da inserire, oltre a 80 o anche più immagini. Non c’è dubbio: senza tutti questi eccellenti lavoratori il Theosophy Forward semplicemente non esisterebbe. Lasciate che ve li presenti:
Traduttori:
Ana Maria Torra – Spagna |
Beatriz Sanz – Spagna |
Clarisa Elósegui – Spagna |
Jaime Casas – Spagna |
Patrizia Calvi – Italia |
Enrico Stagni – Italia |
Valėria Marques de Oliveira – Brasile |
Jacques Mahnich – Francia |
Operatori caricamento dati:
Kate Blalack – Stati Uniti d’America |
James LeFevour – Stati Uniti d’America |
Gilson Pritt – Brasile |
Paulo Baptista – Madeira, Portogallo |
Scrittori che mandano regolarmente degli articoli:
Dr. Ralph Hannon – Stati Uniti d’America |
David Grossman – Stati Uniti d’America |
Richard Dvořák – Germania |
Joma Sipe – Portogallo |
Tim Wyatt – Inghilterra |
Direttore
Roger Price – Belgio
Caporedattore e compilatore
Jan Nicolaas Kind – Stati Uniti d’America e Brasile
Ultimo, ma non in ordine d’importanza, il TF è tanto fortunato da avere pieno supporto tecnico dalla squadra di informatici che c’è al quartier generale della ST negli Stati Uniti, a Wheaton, capeggiata da Chris Bolger.
I problemi nella Società Teosofica
Come risolvere un problema … ?
Diamo per assunto che la ST di Adyar sia un’organizzazione con circa 27.000 membri e per un attimo immaginiamo pure che in quel totale vi siano 50 persone che probabilmente non si piacciono a vicenda, e che tra quelle 50 ve ne siano 10 che si comportano in maniera stupida, gli uni contro gli altri armati, in palese contraddizione con il nostro primo scopo.
Come dimostrato, questa che agisce contro lo spirito della ST è solo una piccola minoranza. Se prendiamo in considerazione i numeri 50 e 10 stiamo parlando di cifre irrilevanti, uno 0,2 e uno 0,04% rispettivamente, nel totale della popolazione dei Teosofi di Adyar. Se paragoniamo la ST a un corpo umano, è chiaro che basta una sola puntura di una zanzara infetta per farlo ammalare. Secondo la mia stima anche una sola persona, figurarsi se sono 10, che agisca con egocentrica malvagità, è più che sufficiente per infettare il corpus della ST e proprio come nel corpo umano, il rimanente 99.8% dei membri sani, potrebbe non sapere come contrastare le tossine inoculate dai pochi.
Come affrontare tutto questo
Nei nostri circoli teosofici spesso usiamo le espressioni “dentro” e “fuori”, come se il mondo teosofico, il “dentro”, fosse qualcosa di separato dal mondo in generale, dall’esterno. Dentro e fuori sono parole che usiamo per descrivere la stessa cosa da prospettive differenti. La ST è un riflesso, nel suo piccolo, della società, del nostro mondo nel suo insieme. Credo che, quando lo osservi, dentro e fuori non esistano realmente. Non c’è che un’unica realtà, una vita, o come vogliate chiamarla, che rappresenta la stessa Verità.
Il rimanente 99.8% di membri “sani”, ottimisti e costruttivi può certamente lavorare per cercare soluzioni a problemi che appaiono come degli ostacoli, sul nostro cammino. Questo è molto meglio che puntare il dito tenendosi in disparte come osservatori critici. Il processo di guarigione può cominciare da dentro, piuttosto che da un intervento esterno. Essere soci attivi, che distribuiscono cellule sane in tutto il corpo, funziona come antidoto per quel veleno che altri cercano di diffondere. La cura non può essere ottenuta ritirandosi in meditazione dal mondo ma, al contrario, con una partecipazione attiva alla vita, dedicando se stessi a uno sforzo rigoroso e, così facendo, svelare i nostri poteri divini e ingaggiare la lotta spirituale nel bel mezzo del mondo e della sua natura.
La lotta spirituale è difficile, talvolta; non dovremmo sottostimarne le sfide. Quando ci sono molto potenziale, luce e speranza per un mondo migliore, la controparte, le forze oscure, allo stesso tempo divengono pericolosamente attive, cercando di eliminare il bene, causando disarmonia e conflitto. Possiamo osservare tutto questo attorno a noi, è una legge occulta. Nel cercare di combattere coloro che sono là fuori col solo obiettivo di stanarci, di screditare il nostro movimento, dobbiamo stare all’erta, gentili ma risoluti nel mantenere l’armonia e la pace. Questa lotta richiede impegno e fiducia. Dobbiamo essere vigilanti e separare la crusca dal frumento. E, sì, talvolta è necessario farsi sentire e affrontare costruttivamente le situazioni.
L’Antica saggezza è stata specificamente concepita proprio per cercare di riportare armonia e pace in situazioni di apparente conflitto, paradosso e contraddizione. Dobbiamo pertanto fare un deciso passo indietro dalle dinamiche del mondo fenomenico e osservarle, così da arrivare a una migliore comprensione di tali forze. Se il nostro scopo è quello di ottenere unità e completezza, eliminando conflitti e disarmonie, dobbiamo comprendere che facciamo tutto sotto l’influenza di tre fondamentali forze della natura.
Queste tre forze sono conosciute come i tre Guna (sanscrito) e studiandole si arriva a una profonda comprensione del modo in cui funzionano.
Diamo uno sguardo più da vicino alle qualità dei tre Guna che ci circondano costantemente:
- Sattva = purezza, verità, armonia e ritmo.
- Rajas = dinamicità, attività, passione, impulso e creatività.
- Tamas = accidia, illusione, ignoranza – ma anche le qualità positive della tenacia e della perseveranza.
Dobbiamo imparare a rapportarci con questi tre Guna e con tutte le qualità a loro associate. Abbiamo bisogno di cominciare a comprenderle e finalmente a intrecciarle in un magnifico e divino tutto.
Questo grande esercizio, nel corso del quale una forza viene conquistata mentre un’altra viene coltivata e un’altra ancora viene ulteriormente sviluppata, porterà crescita nell’individuo, inducendo una sempre più profonda comprensione che annuncerà l’inizio della libertà.
Lo studio dei Guna ci offre degli strumenti per un migliore approccio a noi stessi e al mondo che ci circonda.
Qualora foste interessati e voleste saperne di più, seguite questo link:
https://www.tlayt.org/a-study-of-the-three-gunas-sattwa-rajas-and-tamas/
Godetevi la lettura dell’edizione del secondo trimestre del Theosophy Forward. Vorrei che dedicaste un po’ di attenzione in più all’articolo di Jonathan Colbert intitolato “Cerchi concentrici: perché sostengo le ITC (International Theosophy Conferences)” che, come questo Editoriale, viene pubblicato anche nella categoria La Società.
Link to English version:
http://www.theosophyforward.com/articles/the-society/2350-editorial-this-is-theosophy-forward