Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta nel marzo 2015
1. Come ti chiami, da dove vieni e da quanto tempo sei membro della ST?
Mi chiamo Jonathan Colbert. Vivo a Santa Barbara, in California. Sono membro della LUT da 37 anni.
2. Hai qualche ruolo nel tuo Gruppo/Sezione e se sì, quale?
Direi che sono piuttosto impegnato. Faccio conferenze alla Loggia della LUT [Loggia Unita dei Teosofi, N.d.T.] che frequento a Santa Barbara e aiuto anche a impaginare la nostra rivista teosofica, Vidya, che esce con cadenza trimestrale. Scrivo anche degli articoli, per Vidya, così come per qualche altra rivista teosofica.
3. Come sei entrato in contatto con la Teosofia o ne hai sentito parlare per la prima volta?
Penso di aver firmato la mia tessera di affiliazione alla LUT quando avevo 18 anni ma ho cominciato a frequentare la LUT a Los Angeles quando avevo 4 anni, circa 50 anni fa. I miei genitori avevano iniziato a portarmi alla Scuola di Teosofia, a quel tempo. Non dovevano portarmici a forza, mi sentivo davvero quasi come a casa, in quel luogo, più che a scuola.
4. Che cosa significa per te la Teosofia?
La Teosofia è il solo sistema che io conosca ad avere un senso completo. Esso spiega, conferisce significato e nobiltà a quell’enorme sofferenza che esiste al mondo. Le affermazioni teosofiche che vi sono degli esseri perfetti offre un grande traguardo all’umanità e mette l’idea che siamo tutti fratelli e sorelle in una luce prodigiosa. Non c’è sistema là fuori che aiuti le persone ad assumersi piena responsabilità delle loro esistenze meglio della Teosofia. Penso che ciò sia dovuto al suo intenso focus sulle leggi dell’unità, dei cicli, del karma e della reincarnazione. La Teosofia, con la sua profonda metafisica, mi aiuta a comprendere che la spiritualità riguarda più i veri motivi che sottendono ai miei pensieri, parole e azioni, piuttosto che a una lealtà esteriore. Pertanto, per me la pratica della Teosofia è un sentiero di servizio e dell’affinamento dei motivi radicati in una sempre più universale base di identità.
5. Qual è il tuo libro teosofico preferito e perché?
Direi La Voce del Silenzio di H.P.B. Quando lo leggi riesci davvero a percepire che stai entrando in contatto con una parte di te stesso correlata non solo con l’antico passato, ma anche con il tempo presente, quello che stai vivendo, e con il futuro lontano eoni. O almeno così è per me. Mi sento incredibilmente fortunato per essere entrato in contatto con questa profonda corrente.
6. Qual è, secondo te, la più grande sfida che la Società Teosofica si trova oggi ad affrontare?
Penso che la sfida più grande sia quella di riuscire a comprendere che anche l’organizzazione ha la sua importanza. Non stiamo lavorando per una di esse in particolare, ma piuttosto per l’innalzamento del modo di pensare delle persone e per il risveglio della fiducia spirituale in se stessi.
7. C’è qualcosa che augureresti al Movimento Teosofico, per il futuro?
Sì. Per prima cosa auguro che tra di noi vi sia una conoscenza più profonda e trasformativa dei veri insegnamenti della Teosofia, quelli trasmessi da H.P.B. In seconda battuta desidererei che gli scritti e l’esempio di William Quan Judge, discepolo e collega di H.P.B., avessero più rilievo nella lettura, studio, meditazione e nel lavoro dei Teosofi contemporanei. Terzo, mi piacerebbe che, una volta totalmente sintonizzati il più possibile su H.P.B. e Judge, potessimo da lì essere aperti e riconoscere l’integrità del percorso di altri studenti e collaboratori teosofici del tempo presente. Per quarta cosa, vorrei che molte più persone partecipassero alle International Theosophy Conferences affidandosi alla loro guida e spirito generali. Questo ci aiuterebbe ad uscire dai nostri schemi mentali (e da quelli dei nostri rispettivi gruppi) per entrare in una più ampia corrente di Teosofia. Ciò mi ha aiutato a comprendere che siamo tutti parte di un unico grande movimento dell’umanità. Si ritiene che questa combinazione di fattori porterebbe ad una ulteriore influenza dei Maestri nel Movimento.
Nota del direttore responsabile:
Le opinioni e le idee espresse nelle mini-interviste sono esclusivamente quelle di coloro che vengono intervistati e non rappresentano necessariamente le idee e le opinioni dei redattori del Theosophy Forward. Le risposte degli intervistati non vengono riviste nel contenuto. Alcuni collaboratori danno alle domande delle risposte brevi, altri affrontano l’argomento in modo più esteso.
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