Per la serie: La nostra Unità: Un centinaio di Buddha

Patrizia Calvi – Italia

“Se vuoi, o discepolo, attraverso l’aula della sapienza raggiungere la valle di beatitudine, chiudi fortemente i tuoi sensi alla grande e funesta eresia della separazione, che ti allontana dalla pace” (La Voce del Silenzio, v. 37).

Le divisioni all’interno del movimento teosofico sono un dato di fatto e ciò certamente confligge con il principio della Fratellanza Universale senza distinzioni. Questo provoca disagio, alle nostre coscienze, e implica un senso di fallimento nella nostra sperimentazione vivente di tali principi.

Si dice che se Gautama Buddha entrasse in una sala affollata non vedrebbe qualche centinaio di persone, ma qualche centinaio di Buddha. E i latini affermavano: “Omnia munda mundis”: tutto è puro agli occhi dei puri.

L’unità dipende dunque da ciascuno di noi. Sono convinta che, con un minimo di buonsenso e spirito di fratellanza, ci sia molto di più da condividere di quanto non possa davvero ostacolare la vera unione di intenti che caratterizza tutti coloro che hanno compreso la sacra dottrina dell’antica saggezza.

La voglia di trasmettere un tale prezioso insegnamento, l’urgenza di testimoniarlo, il desiderio di coesione e la forza che ne deriva, sono il risultato della consapevolezza di quanto abbiamo ricevuto. Ma la sfida è metterci alla prova, testare sul campo i nostri sentimenti e la nostra passione per l’unità. Prima di tutto con coloro che più ci assomigliano.

Una bella opportunità per collaudare lo spirito di fratellanza è l’annuale ITC Conferences, che riunisce persone provenienti da movimenti teosofici diversi, nella ricerca di una piattaforma condivisa sulla quale costruire comuni intenti e concepire nuovi traguardi.

Quest’anno tale evento si è svolto a Naarden ed ho avuto l’opportunità di parteciparvi. Ci sono arrivata con tante domande e tanti timori, ma anche con la voglia di fare tutto quanto in mio potere per dimostrare – prima di tutto a me stessa - che la vera unità non è una lontana utopia.

E l’immagine simbolica che mi è rimasta nel cuore, di quei giorni di entusiasmo e condivisione, di voglia di stare insieme e di scoprire come gli “altri” vivevano e intendevano la Teosofia, è quella di tante persone, ciascuna con un palloncino in mano: colori diversi, a significare diversi approcci, ma un’unica forma, come la sapienza antica che è unica per tutti, come lo spirito fraterno che tutti ci pervadeva, come la leggerezza della nostra anima, che attende solo di essere un po’ alleviata del peso della materialità.

Mano a mano che i giorni di questo importante incontro passavano, provavo il conforto di scoprire dei nuovi amici e potevo constatare che la gioia di stare insieme mobilitava le nostre energie migliori. Ad un certo punto, è accaduto qualcosa: è stato come se le nostre mani si fossero unite, intrecciate, liberando il palloncino che ciascuno teneva stretto in pugno. Lo spettacolo è stato davvero affascinante: li abbiamo visti volare in alto, tutti insieme, accarezzati dalle foglie degli alberi e cullati dalla brezza, in spazi liberi di espressione, e questo è stato possibile solo perché siamo stati capaci di andare oltre schemi e paradigmi, oltre la nostra personale esperienza dell’essere, verso il vero Essere.

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http://www.theosophyforward.com/our-unity-series-a-hundred-buddhas