Il rispetto e la venerazione per la natura sono alla base di molte pratiche e rituali indù. Eppure, tanti sono i luoghi di culto induisti che devono far fronte ad enormi problemi ambientali.
I testi e le scritture indù sono pieni di riferimenti all’adorazione del divino presente in natura e sono ancora di grande attualità. Milioni di indù recitano quotidianamente mantra in sanscrito per venerare i loro fiumi, montagne, alberi e animali. Molti di loro seguono anche, per motivi religiosi, una dieta vegetariana e si oppongono all’uccisione istituzionalizzata di animali finalizzata al consumo umano. La Terra, rappresentata come una Dea o “Devi”, viene adorata in molti rituali indù. Per esempio, prima che vengano scavate le fondamenta di un edificio, un sacerdote viene invitato a celebrare la “Bhoomi (terra) Pooja”, per chiedere perdono alla madre terra per averla violata. Per tanti indù il concetto di protezione ambientale non è separato dagli insegnamenti religiosi e lo si può constatare in molti dei riti che praticano le comunità rurali, riti come il Bishnois e il Bhils che servono a proteggere le foreste e le sorgenti d’acqua. Nonostante la venerazione per la natura, così profondamente radicata nell’Induismo, non si può negare che molti luoghi di culto indù – dai più alti siti di pellegrinaggio dell’Himalaya a tutto il sistema fluviale del Gange – debbano affrontare grandi sfide ambientali
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