Editoriale - L’arte di essere di mente aperta

Jan Nicolaas Kind – Brasile

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L'autore

In linea generale, essere aperti si riferisce alla disponibilità ad ascoltare e a considerare idee diverse e a provare cose nuove. Chi è così di solito accetta altrui valori e convinzioni; inoltre, una mente aperta non rigetta all’istante opinioni divergenti bollandole come errate. Si è sufficientemente aperti quando si è ricettivi ad argomentazioni chiare che contrastano le convinzioni cui si aderisce.

Jeremy E. Sherman - Ricercatore di scienze sociali

Si ritiene che i teosofi siano liberi pensatori a prescindere dalla tradizione o corrente cui appartengano. Secondo la maggior parte dei dizionari, si definisce libero pensatore chi rifiuta opinioni consolidate, specialmente riguardo le credenze religiose.

La libertà di pensiero è radicata nel DNA della Teosofia. Come teosofi ci riteniamo persone dalla mente libera con la capacità di pensare in piena autonomia. In alcuni casi questa è più un’aspirazione che una realtà; abbiamo tanta gente di mentalità chiusa come qualsiasi altra organizzazione - e secondo alcuni, anche di più. (1)

Fare Teosofia

John Algeo – Stati Uniti d' America

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John Algeo

La parola “Teosofia” viene in genere definita sul piano concettuale. Anche il Merriam-Webster’s 11th Collegiate Dictionary la spiega in tal modo, sia in termini generali sia nello specifico:

1. insegnamento riguardante Dio e il mondo, fondato su intuizioni mistiche.

2. spesso scritta con l’iniziale maiuscola: l’insegnamento di un movimento moderno sorto negli Stati Uniti nel 1875, principalmente orientato alle teorie buddhiste e brahmaniche, in particolar modo a quelle sull’evoluzione panteistica e la reincarnazione.

Così è pure nel caso dello Shorter Oxford English Dictionary:

Qualsiasi sistema di credo che sostenga che la conoscenza di Dio sia conseguibile tramite l’estasi spirituale, l’intuizione diretta o particolari rivelazioni individuali; nello specifico (a) un sistema simile a quello proposto da Jacob Boehme (1575-1624); (b) un sistema moderno che segue insegnamenti indù e buddhisti, che mira alla fratellanza universale e nega l’esistenza di un dio personale.

Tale comunque non era il punto di vista di Madame Blavatsky, che notoriamente scrisse, (ne La chiave alla Teosofia, p. 28): “Chi agisce da Teosofo è un Teosofo”. Un Teosofo non è qualcuno che sostiene una qualche idea particolare, ma piuttosto colui che “fa” Teosofia.

Il Pozzo della percezione intuitiva

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[La rivista Vidya ( http://www.theosophysb.org/site/publications.html ), redatta dai membri della Loggia Unita dei Teosofi di Santa Barbara, USA, nella sua edizione dell’inverno 2019 ha pubblicato il seguente articolo]

Entrare in se stessi per trovare il Sé interiore significa immergersi nelle profondità di quello che magari può sembrare un luogo buio. Ma se si va sufficientemente a fondo si trovano le acque rassicuranti e ristoratrici della saggezza e della percezione intuitiva. La Voce del Silenzio afferma: “Pazienta, o candidato, come chi non teme la sconfitta, né è avido di successo. Fissa lo sguardo dell’anima tua sulla stella di cui sei raggio, la stella fiammeggiante che brilla nell’oscura profondità dell’ente eterno, per i campi sconfinati dell’Ignoto” È come se tale contemplazione creasse un ponte, una connessione con vasti spazi dell’ignoto il quale, gradualmente, si fa conoscere.

Mini-interviste José van der Loop

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1. Come ti chiami, da dove vieni e da quanto tempo sei membro della S.T.?

Mi chiamo José van der Loop, vengo dall’Olanda e sono un membro della S.T. di Adyar dal 2014.

Verso un genere umano unificato

Boris de Zirkoff – Stati Uniti d'America

THEOSOPHIA
A Living Philosophy For Humanity

Volume VIII
No. 2 (44) - July-August 1951

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[ Immagine di copertina originale: H.P. Blavatsky quarantenne. (Tratta da Incidents in the Life of Madame Blavatsky, di A. P. Sinnett. Seconda edizione, Londra, Theos. Pub. Society, 1913.) ]

Posto di fronte al terribile conflitto di idee che imperversa sullo storico palcoscenico del ventesimo secolo, lo studente della Sapienza Antica ha il dovere sia di astenersi dallo schierarsi sia di tentare di valutare la situazione esistente alla luce dei princìpi del pensiero senza tempo.

Non è un compito facile, ma uno in cui ogni studente si troverà incerto a ogni svolta del percorso, e durante il quale confonderà le ombre con la realtà. Sarà attirato da potenti richiami magnetici e spinto a schierarsi con una parte o l’altra, e a sposare cause che, per loro stessa natura, non hanno lunga vita. Lo studente sarà invitato a trascendere le sue predilezioni personali, e a penetrare oltre il velo delle apparenze, per arrivare a quelle cause che l’osservatore casuale senza una filosofia di vita ignora.

Egli dovrà ricordare che nessuno dei partecipanti al conflitto internazionale di idee ha completamente ragione o è del tutto in errore. Le loro rispettive e individuali ragioni e scopi hanno elementi sia di verità sia di falsità e le loro azioni – veementi e spesso violente – non sono dovute a un’innata cattiveria, ma alla mancanza di comprensione reciproca e di saggezza. Sarebbe davvero una soluzione facile, laddove possibile, se si potesse circoscrivere tutta la malvagità e il biasimo a un gruppo o all’altro, ed eliminarlo dal mondo degli esseri umani. Ma la complessità della natura dell’uomo e la rete karmica inestricabile delle azioni presenti o passate esigono che i problemi umani vengano risolti sulla base della comprensione, della compassione e dell’altruismo, lezioni dure da imparare per l’uomo aggressivo, auto-referenziato e arrogante.

Teosofia è

John Algeo – Stati Uniti d'America

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L’autore in una posa caratteristica

La Teosofia è un’espressione contemporanea della Saggezza senza tempo dell’umanità, una Saggezza che originariamente proveniva da insegnanti più grandi di noi per conoscenza e comprensione.

Tale Saggezza senza tempo si è espressa in molti modi nelle varie epoche e nelle diverse culture e così sarà ancor più nel futuro. Ma la Teosofia contemporanea è una manifestazione che si adatta in modo unico ai problemi e ai bisogni del nostro tempo. E ancora, poiché si riferiva a un particolare ambiente culturale, deve adeguarsi ai cambiamenti che possono verificarsi in quel particolare milieu culturale. Dev’essere riformulata, per ogni generazione, in un linguaggio ad essa appropriato, sempre preservando però l’essenza della sottesa Saggezza senza tempo. La Teosofia, nelle sue varie articolazioni, deve davvero preservare la Saggezza senza tempo, ma non nella naftalina. Dev’essere piuttosto quel tipo di tutela che si esercita su una cosa viva, che si sviluppa e che pertanto cambia. Tutto ciò che vive muta, preservando allo stesso tempo la propria profonda identità o dharma. E così dev’essere per la Teosofia.

Da qui a lì: le donne e il loro viaggio spirituale

Ananya Sri Ram Rajan – Stati Uniti d'America

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Quando ero una giovane donna, ho avuto la fortuna di passare del tempo alla presenza di J. Krishnamurti, l’insegnante spirituale. “Krishnaji,” come qualcuno lo conosceva, trascorse la sua intera vita studiando il Sé e la condizione umana. Egli è celebre perché diceva ai suoi seguaci che “La verità è una terra senza sentieri” e perché chiedeva di continuo al suo pubblico “Chi sei?” e “Perché sei qui?”. E, se le domande che poneva non erano insolite per un leader spirituale, il suo modo di affrontare tali questioni era unico, poiché egli non forniva una risposta diretta. Mentre parlava Krishnaji spiegava il funzionamento della nostra mente e parlava di come ci rivolgiamo agli altri per avere delle risposte, a un’autorità di qualche genere che ci dica cosa fare. Includeva se stesso in questa categoria affermando “Non ascoltate chi vi parla. Pensate con la vostra testa”.

Giuliana di Norwich

Ananya Sri Ram Rajan – USA 

Mi mostrò una piccola cosa delle dimensioni di una nocciola, nel palmo della mia mano, ed era tonda come una palla. La guardai con gli occhi della mia mente e pensai, 'Cosa può essere?' E la risposta fu: "Tutto ciò che è fatto". Mi meravigliai potesse durare, perché pensavo si sarebbe potuta sbriciolare facendosi niente, tant’era piccola. E la risposta mi venne in mente: ‘Dura e durerà sempre, perché Dio l’ama’. E tutte le cose esistono attraverso l'amore di Dio.

Da: Le Rivelazioni dell’Amore Divino

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Giuliana di Norwich

Ci sono poche informazioni concrete sulla vita di Giuliana di Norwich. Sta scritto che nacque intorno al 1342 e morì poco dopo il 1416; a trent'anni si ammalò gravemente e ci si aspettava morisse. Fu in quel periodo, precisamente l'8 maggio 1373, che ricevette sedici visioni che portarono alla pubblicazione delle Rivelazioni dell’Amore Divino. Si ritiene che questo sia il primo libro del Medioevo scritto in inglese e il primo mai stilato da una donna. I suoi ricordi delle visioni (noti come "Testo breve") e le sue meditazioni su quanto le era stato mostrato (il "Testo lungo", redatto vent'anni dopo), per molti sono stati una grande fonte di conforto. Se si scorre la copertina del testo lungo del libro, lì si dichiara che era conosciuta come "Madre Giuliana, Asceta di Norwich che visse ai tempi di Re Edoardo terzo”.

Ci sono indizi che Giuliana fosse una monaca benedettina proveniente dall'Abbazia di Carrow, ma non si sa per certo. Tuttavia, era sicuramente un’asceta della Chiesa di Santa Giuliana a Norwich, da cui molto probabilmente ricevette il nome. Per quanti non hanno dimestichezza con il termine, un’anacoreta era una donna che si murava in una cella accanto a una chiesa per contemplare Dio e creare una relazione con Lui. A Giuliana furono concessi tre pertugi, uno per accogliere la comunione, uno per ricevere il cibo e smaltire i suoi rifiuti e un altro per concedere consulto alla gente.

Il vero nome di Giuliana rimane sconosciuto, poiché ella fornì poche informazioni su di sé. Quanto si sa di lei si basa su registri di donazioni e lasciti che le furono elargiti. Dava regolarmente consigli a varie persone di ogni ceto sociale ed era un’asceta famosa. Ciò avveniva nonostante esistessero restrizioni, secondo l’Ancrene Wisse (un manuale di istruzioni per anacoreti), relative alla frequenza con cui agli asceti era consentito incontrare il pubblico. Una eremita doveva trascorrere il suo tempo reclusa, contemplando Dio e lasciandosi alle spalle il mondo di ogni giorno; di tutto ciò, tuttavia, molti fecero ben poco.